Clement Inbona

In difesa delle azioni dell’Eurozona

Dopo cinque trimestri di crescita stagnante per l’Unione monetaria, impantanata in uno stretto range compreso tra appena il -0,1% e il +0,1%, i dati preliminari per il primo trimestre 2024 fanno intravedere uno spiraglio alla fine del tunnel. Con una crescita del +0,3% tra gennaio e marzo si sta profilando la via d’uscita dalla stagnazione e i motivi per crederci sono sempre più numerosi.

Da gennaio, l’indicatore di sorpresa economica calcolato da Citigroup per l’Eurozona è tornato in territorio positivo, segno che le aspettative del consenso degli economisti erano troppo pessimistiche di fronte ai dati effettivi. La situazione è ancor più lusinghiera se si pensa che da qualche settimana ormai, sull’altra sponda dell’Atlantico si sta verificando l’esatto opposto: i dati statunitensi continuano a deludere le aspettative.

Quanto all’inflazione, l’indice di sorpresa è altrettanto promettente: nell’Eurozona i dati sono più bassi del previsto mentre l’inflazione persistente negli Stati Uniti sta cogliendo gli economisti di sorpresa. Per questo motivo la Banca Centrale Europea (BCE) può allentare la sua politica monetaria e sta apertamente ipotizzando un primo taglio dei tassi a giugno. La Federal Reserve (Fed) statunitense, invece, ha mantenuto lo status quo nell’ultima riunione senza aprire la porta a un taglio nell’immediato. Se la BCE dovesse iniziare a ridurre i tassi prima della Fed si verrebbe a creare una divergenza mai vista da quando fu creata.

Per quanto paradossale, nonostante la stretta monetaria senza precedenti e la crescita asfittica, la disoccupazione rimane a un livello storicamente basso in tutta l’Eurozona allorché gli ultimi dati destano preoccupazione negli Stati Uniti dove, in un anno, il tasso è aumentato dello 0,5%. Certo, il tasso di disoccupazione è più basso rispetto a quello dell’Eurozona, ma un mercato del lavoro in peggioramento lascia presagire un calo della fiducia e una contrazione dei consumi. Queste traiettorie divergenti si spiegano per via soprattutto di una maggiore rigidità del mercato del lavoro nel Vecchio Continente, che permette di smussare le tendenze più che altrove: un vantaggio in caso di rallentamento, un freno però in caso di impennata.

L’Europa, infine, molto dipendente dalle sue esportazioni, potrebbe beneficiare della ripresa del commercio mondiale. L’OCSE, il FMI e l’OMC prevedono un rimbalzo significativo del commercio mondiale nel 2024 e nel 2025 oltre che un contributo positivo per l’Eurozona rispetto allo scorso anno in cui era negativo.

A giugno, i cittadini europei sono chiamati alle urne per rinnovare gli eurodeputati che siederanno al Parlamento europeo di Strasburgo. I sondaggi annunciano certo la crescita della destra e della sua ala estrema, non da ipotizzare però una brusca inversione di rotta negli orientamenti politici dell’Unione. Negli Stati Uniti, invece, l’esito delle elezioni presidenziali rimane molto incerto e potrebbe rappresentare un cambiamento radicale qualora Trump fosse rieletto.

Si sta gradualmente profilando una schiarita per l’attività economica dell’Eurozona a lungo avvolta nella nebbia. Una sensazione questa che si sta diffondendo tra gli analisti finanziari che iniziano a rivedere le previsioni sugli utili aziendali più nettamente al rialzo. Sono tutte buone notizie che dovrebbero far puntare di nuovo i riflettori sulle azioni dell’Eurozona.

 

Rédaction achevée le 07.05.2024, par Clément Inbona, Fund Manager, La Financière de l’Échiquier (LFDE)

 

Télex

Problema da ricchi. Berkshire Hathaway, la società di investimento gestita dall’oracolo di Omaha, Warren Buffett, dispone di cash per 175 miliardi di dollari. Una cifra record. La sua prima posizione in portafoglio, Apple, ha appena annunciato uno storico piano di riacquisto di azioni per un valore di 110 miliardi di dollari. Queste scelte, giustificate dalla mancanza di opportunità di investimento interessanti, sono sintomatiche visto che il premio di rischio è complessivamente negativo sui mercati azionari: il rischio più elevato delle azioni non offre nessuna sovra-remunerazione rispetto alle obbligazioni meno rischiose. Con la liquidità che rende quasi il 5% in assenza di rischio, le opportunità sono scarse negli Stati Uniti.

Cognac vs automobili. In risposta all’indagine sui sospetti di dumping per i veicoli elettrici in Cina, Pechino aveva scelto di convogliare le sue rappresaglie sul settore del Brandy, l’acquavite proveniente dalla distillazione del vino. In altre parole, aveva preso direttamente di mira i principali produttori di cognac che appartengono ai gruppi francesi LVMH, Pernod Ricard e Rémy Cointreau. In occasione della visita del Presidente Xi Jinping in Francia, tutti hanno annacquato il proprio vino, con Bruno Le Maire, Ministro dell’Economia, che ha dichiarato che “i produttori (di auto) cinesi sono i benvenuti in Francia“. In una conferenza stampa, Emmanuel Macron si è dimostrato sollevato: “vorrei anche ringraziare il Presidente per la sua apertura riguardo alle misure provvisorie sul cognac francese e il suo auspicio di non vederle entrare in applicazione“.